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LAVORARE INSIEME SIGNIFICA VINCERE INSIEME!

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Questi screenshot sono solo una piccola, piccolissima parte dello strazio quotidiano che vivono tanti nostri colleghi. Questa galleria di testimonianze non è fine al piangersi addosso. Solo COLLABORANDO di tutti si potrà cambiare lo stato delle cose, lo ripeteremo sino lo sfinimento. Il Comitato No Enpaf è costituito da colleghi come voi che leggete.

Sappiamo tutti quanto ‘tempo libero’ riesce a ritagliarsi un farmacista dipendente.Il problema del farmacista è in primis ‘il farmacista’ stesso.

Non possiamo continuare ad ignorare il proverbiale elefante nella stanza.

Solo unendoci in una unica voce, potremo invocare e pretendere giustizia, e puntare il riflettore su una proposta di legge che solo dopo anni di partecipazione attiva ha finalmente visto prendere luce.

Lamentarsi non serve.

Occorre solo una cosa.

PARTECIPAZIONE ATTIVA.

NON CI RESTA CHE SOLLECITARE.

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Gentili colleghi, in data 12 dicembre abbiamo inviato un’email all’onorevole ministro del Lavoro Andrea Orlando, per sollecitare la sua attenzione sulla proposta di legge 3076 dell’on. Chiara Gribaudo, che tutti noi ben conosciamo.

Purtroppo ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta perciò VI CHIEDIAMO di fare fronte comune inviando questo messaggio, tramite e-mail, utilizzando il testo che Vi riproponiamo di seguito.

E’ fondamentale che ognuno faccia la sua parte. Condividete questo messaggio con i vostri colleghi.

INVIARE AI SEGUENTI DESTINATARI:

relazioniesterneministro@lavoro.gov.it
Cc: ufficiostampa@lavoro.gov.it, segreteriatecnica@lavoro.gov.it, segrgabinetto@lavoro.gov.it, ufficiolegis@lavoro.gov.it, orlando_a@camera.it, conchiaragribaudo@gmail.com

In allegato, il testo da utilizzare.

Farmacisti. Gribaudo (Pd): “Stop doppia imposizione, Enpaf penalizza giovani e disoccupati”

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Nella giornata di ieri, 8 Ottobre 2020, il comitato NoEnpaf ha espresso con forza e determinazione, nel corso della manifestazione in piazza Monte Citorio, il profondo malessere e dissenso di tutta la categoria dei farmacisti dipendenti e disoccupati nei confronti di ENPAF. Le nostre rimostranze sono state accolte con passione, emozione e (ancor più importante) in modo costruttivo e soprattutto propositivo dalla Onorevole Chiara Gribaudo, a cui va la nostra profonda riconoscenza per aver compreso appieno le difficoltà dei farmacisti dipendenti e disoccupati. Riportiamo l’emozionante discorso dell’ Onorevole nel corso della conferenza stampa del comitato NoEnpaf, lasciandovi con un pensiero:

La perseveranza è ciò che rende l’impossibile possibile, il possibile probabile, ed il probabile CERTO.

“Non posso negarvi che alcuni degli aspetti dei racconti che ho sentito quest’oggi mi hanno toccato profondamente.
Anche perché io penso che in questo Paese troppo spesso si discuta dei giovani e delle generazioni che più studiano; ci lamentiamo che gli italiani non si laureano abbastanza.
Ma se poi non c’è un futuro da offrire a queste persone, io domando a me stessa innanzitutto quale sia il nostro ruolo e cosa siamo a fare qua.
Sono convinta che sia necessario battagliare di fronte alle tante ingiustizie che ancora ci sono nel nostro Paese, e questa mi pare una grandissima ingiustizia, che penalizza soprattutto (per le cose che ho sentito oggi, ancor di più) le più giovani generazioni.
Un Paese che non pensa oggi, di fronte a questa situazione emergenziale, alle generazioni dei più giovani, vuol dire che non merita di governare.
Credo che non si possa delegare alla Magistratura, ancorché una azione di Class Action sia fondamentale per denunciare (essendo uno degli strumenti più utili a disposizione dei cittadini), ma credo che dobbiamo fare il tentativo legislativo con molta chiarezza.
Quella che subite è una ingiustizia, e dopo ciò che ho sentito, posso dirvi che è una vessazione inaccettabile.
La parola che mi è rimasta dentro è che voi siete stati “ vessati ingiustamente” dallo Stato e da Enpaf in modo particolare.
Io credo che dovremo farlo insieme, anche provando a sforzarci di dialogare con chi la pensa in maniera diversa da chi, come voi, oggi ha portato la vostra testimonianza, per altro con grande equilibrio.
Qui, oggi, ho visto molta dignità, molta serietà, molta documentazione rispetto a quanto è stato detto.
Ci sono degli elementi sui cui si possono avere punti di vista anche diversi, ma ci sono delle oggettività che non possono essere nascoste.
Mi sembra che oggi dei punti oggettivi siano chiari a tutti noi: a voi lo erano già, ma indubbiamente a me, dopo oggi, sono più chiari e anche per questo vi ringrazio perché siamo arrivati fin qui.
Questo di oggi, certamente, non è un punto di arrivo ma un punto di partenza: un punto di partenza che deve spingere noi tutti nel dire “diamoci degli obiettivi comuni” e credo che troveremo delle alleanze in Parlamento perché sono convinta che, di fronte alla chiarezza di queste ingiustizie, non si possa fare finta di niente.
Andando per altro a guardare ciò che succede negli altri paesi dell’Unione Europea, dobbiamo dire che negli altri paesi dell’Unione non esiste una situazione come la Vostra.
E allora se vogliamo essere cittadini europei, dobbiamo adeguarci in maniera sana a quelle che sono le regole civili degli altri paesi dell’Unione europea.
Credo quindi che non sia affatto uno scandalo andare a correggere delle norme del 1946, non più adeguate al mercato attuale del lavoro, che è profondamente cambiato.
Non posso essere indifferente alla situazione di cui ho preso atto oggi, proprio non posso.
Credo nella funzione politica ed istituzionale che ricopro, la cui autorevolezza si costruisce col tempo ma anche con degli atti concreti rispetto a quello di cui abbiamo discusso oggi.
Ci tengo a ribadire ciò che ho poc’anzi detto in occasione della manifestazione del Comitato No Enpaf: prendo atto che la ministra Catalfo ed il presidente Puglia hanno già fatto degli atti in passato, e credo che sia molto importante che continuiate a tenere viva l’attenzione su questo tema tutt’altro che minoritario, che va contestualizzato in uno scenario più generale che grava sui giovani, su chi studia, su chi vuole costruirsi un futuro nel nostro Paese, su chi versa i contributi regolarmente, su chi non trova lavoro…
Il farmacista che non trova lavoro è costretto a farne un altro professionalizzante: ho trovato questo tema scandaloso, perché quella di non riuscire ad esercitare la professione di farmacista non è una scelta bensì una condizione.
Protrarre questa vessazione sarebbe ingiusto.
Credo sia profondamente importante arrivare ad un testo di legge che tenga conto delle cose che ho raccolto oggi.
Credo che ci siano molti aspetti da mettere insieme, alcuni dei quali saranno provocatori nei confronti di ENPAF, e credo che l’obbligo dei pagamenti per i disoccupati sia troppo grave per non essere corretto, così come credo che il tema dei contributi silenti siano un altro elemento vitale.
Enpaf non è passata al sistema contributivo, quindi mi pare evidente che nel 2020, avendo già adattato tutto al sistema contributivo, è ora che anche Enpaf vi si adatti.
Credo che sia assurdo distruggere il reddito dei farmacisti dipendenti in questo modo.
Voglio ripetermi, giacché quello dei “Farmacisti neolaureati” è un tema che mi ha profondamente colpito, dicendovi che colpire i giovani significa colpire la parte più sana del Paese, vuol dire ammazzare i sogni di un paese, vuol dire non dare speranza al futuro del nostro Paese.
È ora di cambiare.
La legge la faremo e la depositeremo, e poi combatteremo nella speranza che, quanto prima, venga raccolta in Parlamento, affinché queste ingiustizie sociali non si ripetano più
.”

On. Chiara Gribaudo

Video integrale della conferenza stampa sul nostro canale YouTube

https://youtu.be/lNTbJPvqU84

MANIFESTAZIONE NAZIONALE 8 OTTOBRE A ROMA

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COLLEGHI ORGANIZZIAMOCI!
Non possiamo perdere questa occasione, dobbiamo essere presenti in piazza l’8 ottobre a Roma.

MANIFESTARE PER I PROPRI DIRITTI E’ SORGENTE DI DIGNITA‘.

Chi pensa che non ne valga la pena si auto-condanna a lasciare tutto com’è e autorizza Enpaf a continuare a gestire indisturbata i nostri soldi e il nostro futuro.

Cambiare le cose è possibile se solo si ha il coraggio di mettersi in gioco.

Visita io nostro canale YouTube e ascolta le testimonianze dei nostri iscritti che parteciperanno da tutta Italia alla manifestazione!

Per adesioni organizzazione al livello regionale invia una email a info@noenpaf.it!

Semplice…come credere nei propri diritti!

https://youtu.be/LCH8BfmGVPw

ENPAF: dissuadere un uomo dalle sue convinzioni non è mai stato così facile

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Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un collega che ci mostra quanto l’ENPAF, ancora una volta, sia l’unico responsabile della rinuncia dei nostri professionisti alla iscrizione al proprio Ordine, e conseguentemente all’esercizio della professione.

Mi sono iscritto all’Ordine dei Farmacisti di Napoli nel mese di Febbraio 2017, ed in quella occasione ho presentato la domanda di riduzione ENPAF.

Ho attestato di essere dipendente pubblico a tempo indeterminato con il profilo di C.P.S. Infermiere, quindi soggetto ad altra previdenza.

Ho allegato tutti i documenti  richiedendo di poter pagare il minimo previsto da statuto ENPAF perchè, pur non esercitando la professione di Farmacista, ero unicamente interessato ad essere iscritto all’Ordine dei Farmacisti , il mio Ordine.

Nel mese di Settembre, però, l’ENPAF mi ha inviato i bollettini da pagare: la cifra totale si aggirava intorno a circa 2300 euro.

A questa richiesta, ho inviato ad ENPAF una PEC richiedendo spiegazioni per tale cifra, e mi fu risposto che pur non avendo un reddito abbastanza alto da permettermi il pagamento di una cifra tale, avrei dovuto comunque pagare perchè non esercitavo la professione di farmacista.

Il giorno successivo mi sono recato all’Ordine e ho proceduto alla cancellazione.

In fin dei conti alla fine la mia iscrizione all’Ordine è durata solamente sette mesi , mi è costata molto denaro ed altro ancora me ne costa.

Ad oggi, infatti, mi ritrovo una cartella esattoriale da parte dell’ Agenzia delle Entrate, con un piano di rateizzazione della durata di 4 anni.

Ritengo profondamente ingiusto ciò che mi è stato fatto, perchè mi sono sempre sentito un farmacista, ed ora pago conseguenze disastrose solo per aver avuto un forte senso di appartenenza ed orgoglio nei confronti dell’Ordine dei farmacisti.

S. C.

Manifesto ufficiale del Comitato No Enpaf

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Presentiamo a tutti i nostri iscritti il MANIFESTO UFFICIALE DEL COMITATO NO ENPAF, al fine di render noti i principi ispiratori ed il programma del nostro Comitato.

Invitiamo, pertanto, tutti gli iscritti a condividerlo e diffonderlo, anche attraverso i rispettivi Ordini Provinciali di appartenenza.

“Fissare degli obbiettivi è il primo passo per trasformare l’invisibile nel visibile”

Dal genio creativo di ENPAF: “ENPAF E LA TRAPPOLA DEL TEMPO”

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Attenzione al regolamento “TRAPPOLA” ENPAF!

Riportiamo una sinossi del criptico ARTICOLO 21 del regolamento ENPAF. 

Per mantenere o chiedere la RIDUZIONE, è necessario avere il requisito di un lavoro di farmacista dipendente o il requisito di disoccupazione certificata dal centro per l’impiego ( o la somma delle 2 condizioni) per 6 mesi e un giorno in un anno solare, o per la metà più uno del periodo di iscrizione all’Albo in un anno non intero. Per mantenere o chiedere la RIDUZIONE, è necessario avere il requisito di un lavoro di farmacista dipendente o il requisito di disoccupazione.

Ricordiamo che perdere la riduzione (o l’accesso ad essa) si traduce nel pagare ad ENPAF 2.300€ O 4.559€ a seconda della situazione.

Dopo 5 anni di disoccupazione si perde, in ogni caso,  il requisito della disoccupazione e rimane solo quello di lavoro dipendente per poter avere la riduzione.

Quindi: chi supera i 5 anni di disoccupazione è costretto a cancellarsi dall’Albo per non pagare 2.300€ a ENPAF, salvo poi reiscriversi solo quando trova lavoro come farmacista, per poi  cancellarsi nuovamente quando finisce di lavorare.

Tutta questo solamente con lo scopo di avere il requisito di lavoratore dipendente per un tempo pari al 50% +1 del periodo di iscrizione all’Albo, avendo perso il requisito di disoccupazione  dopo 5 anni.

Purtroppo questa gimkana di cancellazioni ed iscrizioni obbliga il farmacista disoccupato ogni volta a pagare la tassa governativa nazionale di 168€ quando si deve reiscrivere all’Albo per poter lavorare.

SI RICORDA CHE IL REGOLAMENTO ENPAF PREVEDE CHE: 

La scadenza dell’invio della documentazione (30/09 e 31/12) per i neo-iscritti è perentoria, ed il suo superamento comporta l’attribuzione della quota intera cioè 4.559€ all’anno.

VI INVITIAMO, COLLEGHI, A COMBATTERE PER L’ABOLIZIONE DI QUESTA ABERRAZIONE CONTRIBUTIVA, IL CUI REGOLAMENTO CONTORTO RIESCE OGNI ANNO A FAR CADERE IN ERRORE CENTINAIA DI COLLEGHI NEOISCRITTI E DISOCCUPATI, CON IL SOLO ED UNICO RISULTATO DI ROVINARGLI L’ESISTENZA CON DEBITI ENORMI, ED IL SOLO ED UNICO FINE DI  ARRICCHIRE L’ENTE.

ENPAF: SE FOSSIMO DAVVERO LIBERI, NON AVREMMO BISOGNO DI VIE DI FUGA

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UNA ULTERIORE DIMOSTRAZIONE DI COME TROPPO SPESSO ENPAF SI CONFIGURI COME OSTACOLO ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI FARMACISTA

Sono una farmacista iscritta all’Albo a luglio 2017.

Ho iniziato a praticare la professione di farmacista con uno stage di 6 mesi promosso dalla regione Toscana attraverso l’iscrizione al Centro per l’impiego. Tale periodo di stage veniva retribuito con un contributo spese mensile di 500€.

L’iscrizione all’albo dei farmacisti prevede necessariamente l’iscrizione all’ENPAF con possibilità di riduzione dell’85% della quota intera e quindi il pagamento di una quota a fondo perduto detta “contributo di solidarietà” di circa 180€ annui (a fronte del contributo intero di 4500€/anno versato dai titolari di Farmacia).

Avendo io diritto alla riduzione contributiva (in quanto disoccupata iscritta al centro per l’impiego), ho chiesto al momento dell’iscrizione,sia all’ordine dei farmacisti sia telefonicamente all’ENPA,F in che modo dovessi io comunicare il mio stato di disoccupazione all’ente.

Entrambi mi suggerirono di ASPETTARE  e di inviare la documentazione relativa solo quando avessi ricevuto il primo bollettino (che mi sarebbe stato inviato nel 2018) con la quota intera da pagare per i primi due anni d’iscrizione 2017 e 2018.

Quindi aggiunsero che avrebbero registrato la mia condizione e mi avrebbero mandato un secondo bollettino con l’importo corretto esclusivamente dopo aver ricevuto la mia documentazione.

Il tempo passa, il lavoro cambiava ed io decisi di non praticare piú la professione di farmacista collaboratore a metà del 2018, altra condizione che dà diritto ad una riduzione contributiva, per altro.

A ottobre 2018 mi fu recapitato un bollettino di 9048€ a cui io ingenuamente risposi , come mi era stato indicato precedentemente, con la richiesta di riduzione contributiva…

TALE RICHIESTA DI RIDUZIONE NON FU ACCETTATA perchè era scaduto il termine per presentarla: il 30 settembre!

Quindi, nonostante il primo bollettino di Aprile (al quale io avrei potuto rispondere chiedendo una riduzione!) non mi sia stato mai inviato, la mia richiesta di riduzione contributiva non fu MAI accettata .

Gli avvocati non hanno accettato la mia richiesta di ricorso sostenendo di non avere alcuna possibilità di vincere questa causa e io mi trovo momentaneamente senza possibilità di praticare la professione e con un debito di oltre 10000€ da pagare attraverso le cartelle esattoriali…

Fu così che, nel Dicembre 2018, non ho avuto altra scelta che cancellarmi dall’Ordine.

C.G.C.

ENPAF: TENTARE E’ LECITO…PROVOCARE E’ RISCHIOSO!

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA TESTIMONIANZA DEI TENTATIVI SPREGIUDICATI DI ENPAF NEI CONFRONTI DEI SUOI ISCRITTI

Mi chiamo Fabrizio Picciolo e sono iscritto all’ordine provinciale di Taranto. Vi racconto la mia “storia” con Enpaf sperando che possa dar conforto a qualcuno.

Nel 2016, comunicavo all’ente il cambio di contratto da una farmacia, ad un’altra.

Lo stesso mi informava che per l’emissione del bollettino avrebbe avuto bisogno della presa visione del 730 o della mia busta paga.

Premetto che il mio titolare si rifiutò di compilarmi il modello LD1.

Informai l’Enpaf che sarebbe stata sufficiente un’autocertificazione e che per motivi di privacy, non erano tenuti a vedere nulla! Purtroppo loro, essendo ente privato e non pubblico (seppur agendo da pubblico), non avrebbero potuto accettarla.

Gli risposi che questo era solo un loro problema e che l’autocertificazione era l’unica informazione che potevo fornire loro.

Qualche mese dopo, con posta ordinaria, mi arrivò una lettera con soli 3 bollettini MAV di circa 2900 euro da pagare. Inutile dirvi che cestinai il tutto, non essendo né una raccomandata né vi era presente una lettera d’accompagnamento.

Fu così che nel Giugno del 2017, tramite pec, mi fu notificata una cartella esattoriale di circa 14mila euro!

Prontamente bloccata con il legale, a seguito di mia comunicazione, lo stesso ente mi inviava il solo bollettino di euro 176 in luogo della cartella esattoriale. “Approvavano” lo sgravio. Pagai a Febbraio del 2018. La causa si concluse l’8 Novembre del 2018, dove, sia Enpaf che Agenzia delle entrate, di fronte al giudice del tribunale del lavoro di Taranto, mi chiedevano la somma per intero con rigetto e vittoria di spese, nonostante avessero, in separata sede, approvato lo sgravio.

Fortunatamente, il giudice mi dette ragione informando le parti convenute della assurdità della richiesta.

Successivamente, inviai una pec all’ente e al mio ordine esprimendo le mie perplessità sulla buona fede dell’Enpaf e di quanto era accaduto. In mancanza di un loro riscontro, sarei stato autorizzato a sospendere qualsivoglia pagamento nei loro confronti, dal momento che chiedevo loro che mi mettessero per iscritto che nulla più dovevo.

Ad oggi non ho avuto risposta e non ho ancora pagato nulla.

Tenevo a sottolineare come, l’Enpaf, ci “provi” a spaventare con questo modus operandi.

Ma il loro statuto non supera la legge italiana!

Colleghi ricordate questo. In ogni caso, mi rendo disponibile, come già accade col mio ordine, ad aiutare, per quanto possibile, chiunque abbia problemi con questo ente di beneficenza.

dr. Fabrizio Picciolo

Clicca qui per la Video testimonianza completa

https://www.youtube.com/watch?v=S5Kw2xODzJs

ENPAF: DISOCCUPAZIONE E ABERRAZIONE

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UNA TESTIMONIANZA DELLE IRRAGIONEVOLI DIFFICOLTA’ CHE ENPAF PROVOCA AI FARMACISTI DISOCCUPATI

Salve a tutti, sono una farmacista dipendente, e vorrei raccontare la mia storia con ENPAF.

Mi laureo nel 2006 e mi abilito nel Giugno del 2007.

Mi iscrivo all’Ordine dei Farmacisti con l’intenzione di essere subito disponibile a lavorare come farmacista e d’ufficio vengo iscritta al nostro ente di previdenza ENPAF.

2007-2011: per 5 anni resto inoccupata ma sempre fiduciosa di trovare lavoro, e per questa ragione rimango iscritta all’Albo dei Farmacisti. Mi viene consigliato di pagare per 5 anni consecutivi il contributo ridotto all’85% (cioè 700 euro all’anno) e non quello di solidarietà, al fine di avere un ritorno previdenziale. In realtà apprenderò, più tardi, che mi sarebbero serviti comunque 30 anni di versamenti e 20 di esercizio per avere una piccola pensione…

Ho realizzato subito che mi stavano privando di una grande quantità di denaro che avrei potuto impiegare per la mia famiglia, le mie tre figlie ed il mutuo di casa.

Passati i fatidici 5 anni di disoccupazione, inizio una lotta contro il tempo, perché pur vivendo in una terra meravigliosa come la Sicilia, non riesco a trovare un lavoro da farmacista collaboratore.

2012: lavoro per qualche mese ma non supero i 6 mesi di occupazione e pertanto pago ad ENPAF 2200 euro.

2013: sono disoccupata e pago ad ENPAF 2.200 euro.

2014: trovo lavoro come informatore scientifico del farmaco con un contratto di procacciatore d’affari senza partita iva a provvigioni, ma ENPAF per quell’ anno mi considera libera professionista in quanto il contratto non specificava trattarsi di una prestazione subordinata e mi manda i bollettini con la quota intera (4.400 euro). Purtroppo non ho tutto quel denaro (del resto sono disoccupata da anni!), ma ENPAF pensa bene di riscuotere quella somma tramite Equitalia, e mi arriva una cartella esattoriale per gli anni 204-2015 di 8.800 euro (più sanzioni) da pagare entro 60 giorni.

Per l’anno 2015 presento domanda di riduzione per disoccupazione involontaria…alla fine pago ad ENPAF 6.186,10 euro.

2016 – 2018: lavoro per 6 mesi ed un giorno e quindi riesco a pagare il contributo di solidarietà da dipendente (189 euro).

2019: sono con l’acqua alla gola, perché se non trovo lavoro entro Giugno sarò costretta da ENPAF a pagare la quota al 50% (2200 euro) pur essendo disoccupata (con tre figlie e un mutuo da pagare, ribadisco).

Mi trovo di fronte a un bivio a questo punto: fare le valigie e partire in cerca di lavoro o cancellarmi dall’ordine definitivamente e non poter più esercitare la professione di farmacista tanto amata e ambita??

E’ pur vero che oramai siamo a Maggio e quindi non faccio più in tempo a cancellarmi perché anche un solo giorno d’iscrizione nell’anno solare mi costringerebbe a pagare la quota ENPAF intera…

E allora decido di inoltrare la mia disponibilità al lavoro a tutti gli ordini professionali d ’Italia e fortunatamente mi arriva una chiamata da Roma, proponendomi un contratto di sei mesi e una settimana: decido quindi di fare le valigie, lasciare la famiglia e partire alla volta di Roma.

Partirò a giorni, lasciando ai nonni le mie figlie, e portando con me solo ed esclusivamente un profondo senso di frustrazione per essermi dovuta separare dalla mia famiglia semplicemente per non dover regalare altri soldi ed ENPAF.

S.V. Farmacista per passione